Nei bambini più grandi capita spesso che la rinosinusite si accompagni ad un mal di testa persistente. Nel sospetto di sinusite, in particolare nelle forme con segni di infezione severi e persistenti come febbre e cefalea, l’impiego di una terapia antibiotica è senza dubbio appropriato. Tuttavia, in qualche caso, nonostante la terapia la sintomatologia non si risolve.

Il Paziente

Prendiamo come esempio un ragazzo di dieci anni che non ha mai presentato patologie significative. Verso l’autunno ha cominciato a lamentare cefalea, astenia, e febbricola. Il pediatra curante, avendo sospettato sin da subito una sinusite, lo ha posto in terapia antibiotica ottenendo soltanto un piccolo miglioramento della sintomatologia che è tornata a manifestarsi nella sua interezza entro pochi giorni. Per questa ragione il medico ha deciso di fare esami più approfonditi rivolgendosi allo specialista otorinolaringoiatra.

L’Esame

All’esame il ragazzo si presenta in discrete condizioni, spia del malessere sono le lievi occhiaie e il dolore a livello mascellare quando si fa pressione. Gli esami rivelano una infezione batterica in atto e un prelievo della mucosa nasale tramite bastoncino cotonato in un contesto locale caratterizzato da setto nasale deviato evidenziano una significativa ipertrofia dei turbinati, più evidente a sinistra. Viene inoltre eseguito un prelievo di cellule della mucosa nasale la cui analisi evidenzia una significativa positività per Dermatophagoides pteronyssisus e Dermatophagoides farinae: il paziente è allergico agli acari della polvere, si tratta infatti delle due specie più comuni. La spirometria esclude l’asma e si procede alla Tac dei seni paranasali che dimostra che la sinusite ha interessato i seni mascellari, lasciando indenni gli altri.

La Cura

La terapia prevede una somministrazione di cefprozil, un antibiotico di seconda generazione, e una nebulizzazione a livello nasale di beclometasone dipropionato, un corticosteroide utile per sfiammare il ragazzo. Dopo l’inizio del trattamento i sintomi relativi alla cefalea si riducono e la febbre passa nell’arco della prima settimana. Resta una residua dolorosità indotta a livello dei seni mascellari fino alla decima giornata, quando il ragazzo viene dimesso. Dopo la dimissione i genitori dovranno proseguire la terapia antibiotica per altri dieci giorni oltre alla somministrazione per via nasale di beclometasone dipropionato per due volte al giorno per quattro settimane, quando ci sarà l’ultima visita di controllo.

 

Dopo la cura

Molto importante l’indicazione terapeutica data al momento della dismissione. In un soggetto allergico va tenuto in considerazione che la stessa infiammazione allergica induce congestione nasale ed edema delle mucose con conseguente ostruzione al drenaggio. Le secrezioni, ostacolate nel loro deflusso dalla chiusura degli osti dei seni paranasali, rappresentano un substrato ottimale per la crescita dei batteri e il conseguente sviluppo del processo infettivo. A sua volta l’infezione è causa di una amplificazione del quadro infiammatorio con arruolamento dei granulociti neutrofili e conseguente trasformazione mucopurulenta delle secrezioni che portano altre patologie come sinusite o polipi nasali.

In altre parole, il momento allergico è determinante nello sviluppo della patologia stessa perciò sono fondamentali le misure volte al controllo dei livelli di esposizione allergica, acari nel caso specifico, che rappresentano la principale terapia non farmacologica. Il ruolo della flogosi allergica nello sviluppo di sinusite in pazienti sensibilizzati è stato valutato sia da un punto di vista di mediatori solubili dell’infiammazione sia in termini di risposta cellulare. Studi che hanno una doppia valenza da un punto di vista della pratica clinica.